Ad Amsterdam il 26 maggio 1928 su idea del presidente Fifa Jules Rimet fu deciso di organizzare un torneo aperto a tutte le nazioni affiliate alla Fifa. Oggi i mondiali di calcio sono l'evento sportivo più importante e prestigioso della Terra.
La lapide di commemorazione della partita allo Stadio Azteca di Città del Messico
A quella partita rimasta alla storia si sono ispirati film e rappresentazioni teatrali. Quando si giocò in Italia era notte fonda e l’evento fu così mitigato, nonostante ciò tanti tifosi a fine partita scesero nelle strade a festeggiare l’accesso dell’Italia in finale di Coppa Rimet dopo 32 anni. L’Italia segnò ad inizio partita con Bonsegna: la squadra mantenne il vantaggio fino al recupero, salvandosi dai molti assalti tedeschi, quando ormai sembrava essere finita la partita e gli italiani già pregustavano la vittoria con l’accesso in finale, arrivò inaspettato il pareggio tedesco del difensore milanista Schnellinger al 92’. L’Italia con il morale sottoterra andò ai supplementari, dove i tedeschi sfruttarono il momento psicologico favorevole e si portarono in vantaggio con Muller. Per l’Italia sembrava finita, invece Burnich 4 minuti dopo si portò in avanti firmando il pareggio e alla fine del primo tempo supplementare gli azzurri si portarono addirittura in vantaggio con Riva. La squadra trovò la reazione nel momento di sconforto psichico e sembrava nuovamente fatta. A pochi minuti dal termine i tedeschi trovarono il pari su azione di calcio d’angolo: l’attaccante Rivera commise un errore prendendosi l’impegno di coprire il palo ma si spostò da esso, favorendo la traiettoria vincente del pallone deviato di testa da Muller. Si beccò i rimproveri del portiere e anche per lui, entrato ad inizio secondo tempo in sostituzione del solito Mazzola, sembrò che dovesse esserci un momento di sconforto morale ma non si scompose: corse a centrocampo ed immediatamente decise di rimediare al madornale errore. Dopo il calcio d’inizio gli azzurri corsero all’attacco, Rivera si fece passare la palla, prima con una finta disorientò il portiere avversario e poi di piatto rasoterra gli infilò la palla alle sue spalle: 4-3, la partita finì con quel punteggio e l’Italia approdò in finale! Senza i minuti di recupero non avremmo vissuto quell’emozionante partita, ma sicuramente la nazionale sarebbe arrivata più riposata alla finale. Poco male in futuro sarebbero arrivate altre occasioni per il titolo mondiale.
CITTA’ DI MESSICO (Estadio Azteca) Mercoledì 17 Giugno 1970, ore 16 ITALIA – GERMANIA OVEST 4-3 d.t.s. (1-0, 0-1, 2-1, 1-1) 9° Coppa Rimet (Semifinali) ITALIA: Albertosi(Cagliari), Burgnich(Inter), Facchetti(Inter) cap., Bertini M(Inter), Rosato(Milan), Cera(Cagliari), Domenghini(Cagliari), Mazzola A.(Inter), Boninsegna(Inter), De Sisti(Fiorentina), Riva(Cagliari). – Sostituzioni: 46’ Rivera(Milan) per Riva, 91’ Poletti(Torino) per Rosato. – All. Valcareggi GERMANIA OVEST: Maier, Vogts, Patzke(65’ Held), Beckenbauer, Schnellinger, Schulz, Grabowski, Seeler(cap.), Müller G., Overath, Löhr(51’ Libuda). – All. Schön Arbitro: Yamasaki(Perù) Reti: 8’ Boninsegna(I), 90’ Schnellinger(G), 94’ Müller G.(G), 98’ Burgnich(I), 104’ Riva(I), 110’ Müller G.(G), 111’ Rivera(I). Spettatori: 105.000 circa
DOPO 30 ANNI DI FIGURACCE L’ITALIA, CAMPIONE D’EUROPA IN CARICA, TORNO’ PROTAGONISTA NELLA FASE FINALE DI UN MONDIALE: MEMORABILE LA SUA SEMIFINALE, RIMASTA NELLA STORIA, CONTRO LA GERMANIA OVEST E SI ARRESE AL GRANDE BRASILE IN FINALE, RIMANENDO SOLO PER UN’ORA ALLA SUA ALTEZZA.
La nazionale italiana dopo la figuraccia contro la Corea del Nord fu affidata al duo Herrera – Valcareggi, per poi rimanere in mano solo al secondo. Nel 1968 conquistò in casa propria il titolo di Campione d’Europa vincendo il Campionato Europeo per Nazioni. La squadra si qualificò per il mondiale del Messico 1970 eliminando, nel suo girone di qualificazione, il Galles e la Germania Est. Quell’anno il Cagliari vinse lo scudetto, di quella squadra furono convocati, oltre al suo simbolo e trascinatore Luigi Riva, attaccante, il portiere Albertosi, il centrocampista, trasformato in libero, Cera e gli attaccanti Gori e Domenghini. Il capitano della squadra era l’interista e difensore Facchetti, gli altri interisti erano il terzino destro Burnich e l’attaccante Boninsegna, convocato in sostituzione dell’infortunato Anastasi insieme al milanista Prati. Nella nazionale era presente il dualismo Mazzola – Rivera (il primo interista, il secondo milanista): infatti ricoprivano lo stesso ruolo di registi e per Valcareggi era difficile scegliere chi mandare in campo. La nazionale esordì il 3 giugno a Toluca, a 2680 metri di altitudine, giocando contro la Svezia: l’Italia vinse per 1-0, con rete decisiva di Domenghini, controllando la partita e la reazione svedese. Il cammino dell’Italia nel Gruppo B proseguì il 6 giugno a Puebla, a oltre 2000 metri d’altezza, si giocò contro l’Uruguay: la partita fu di basso profilo e terminò 0-0. L’ultima partita del girone era prevista l’11 giugno a Toluca contro Israele e terminò 0-0, con l’Italia che si mangiò molte reti e a Domenghini venne annullata ingiustamente una rete regolare. Il telecronista italiano Nicolò Carosio (già radiocronista italiano nei vittoriosi mondiali degli anni ’30) protestò vivacemente, ma senza insultare, contro il guardalinee etiope che annullò la rete e, a causa delle proteste dell’ambasciata etiope a Roma, perse ingiustamente il posto di telecronista della nazionale italiana in favore di Nando Martellini. L’Italia dopo 32 anni approdò ai quarti di finale di Coppa Rimet dove, il 14 giugno a Toluca, si trovò di fronte i padroni di casa messicani: gli azzurri superarono agevolmente l’ostacolo vincendo per 4-1 (stavano perdendo per 1-0), con reti di Riva (2), Rivera e un’autorete messicana. Venne il giorno della partita del secolo, il 17 giugno a Città del Messico, Stadio Azteca: Italia-Germania Ovest 4-3 dopo i tempi supplementari. Fu un’altalena di reti ed emozioni concentrati in 120’, le reti ci furono quasi tutte nei tempi supplementari, con la qualificazione che fu a portata di entrambe le squadre: segnarono all’8’ Boninsegna, al 90’ Schnellinger, al 94’ Muller, al 98’ Burnich, al 104’ Riva, al 110’ Muller e al 111’ Rivera. Rivera in quella partita rilevò Mazzola dopo il primo tempo e fu escluso dalla finale, dove giocò l’interista e il milanista entrò negli ultimi 4 minuti, in sostituzione di Boninsegna, quando ormai i giochi erano fatti. Ci furono molte polemiche per quella decisione ma in molti pensano che la partita sarebbe terminata ugualmente in favore del Brasile: Rivera avrebbe dovuto giocare perché in semifinale segnò la rete decisiva, ma Mazzola in nazionale era più prolifero, perché in totale segnò 22 reti contro le 14 di Rivera. Domenica 21 giugno 1970, 115.000 spettatori allo Stadio Azteca gremirono gli spalti per vedere chi, tra Italia e Brasile, si sarebbe aggiudicato per la terza e definitiva volta la Coppa Rimet e il pubblico parteggiava interamente per i brasiliani. La partita, come molte altre di quel mondiale, si disputò alle ore 12:00, in un caldo asfissiante e ad altissima quota, per permettere agli europei di vederla in televisione in ore serali. Pelè aprì le marcature al 18’, superando di testa Burnich in elevazione e infilando la palla alle spalle di Albertosi, l’Italia trovò il pari con Boninsegna al 37’: segnò di rapina, sfruttando un errore difensivo brasiliano e il primo tempo terminò 1-1. Nel secondo tempo un Brasile, più fresco, massacrò un’Italia stanchissima per i 120’ della semifinale e dilagando vinse per 4-1 con reti di Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto. La Coppa Rimet venne definitivamente assegnata ai Brasiliani, l’Italia tornò a casa, sperando questa volta di essere applaudita e osannata dai tifosi, ma come al solito gli azzurri al rientro beccarono i pomodori!
1962: LA NAZIONALE ITALIANA, IMBOTTITA DI ORIUNDI, VENNE MASSACRATA DI BOTTE E RISPEDITA A CASA DAI PADRONI DI CASA. IL CLIMA D'ODIO FU SCATENATO DA ARTICOLI GIORNALISTICI ITALIANI SULL'ARRETRATEZZA DEL CILE.
L’Italia nel 1962, dopo 8 anni tornò a giocare un campionato del mondo: infatti nel 1958 non era riuscita a qualificarsi; quella volta si qualificò battendo Israele in un doppio confronto (4-2 e 6-0). In quegli anni l’Italia non riusciva a sfornare grossi talenti nostrani per cui dovette ricorrere alle naturalizzazioni sudamericane, nella speranza di ripetere le prestazioni degli anni ’30, quando per la prima volta furono introdotti oriundi sudamericani di origine italiana. I nomi degli oriundi più illustri erano: Altafini (nel 1958 vinse con il Brasile il mondiale con il nome di Mazola, in onore di Valentino Mazzola, il cui suo gioco somigliava), Sivori, Lojacono, Maschio, Sormani ed altri. La commissione federale in quell’anno era composta dal 2 volte campione del mondo Giovanni Ferrari e da Paolo Mazza, presidente della Spal, con la supervisione del tecnico interista Helenio Herrera. Oltre agli oriundi convocarono anche dei giovanissimi, promesse del calcio italiano, come Gianni Rivera e Giacomo Bulgarelli. Pochi mesi prima dell’inizio del mondiale dei cronisti italiani inviati in Cile scrissero articoli denigratori verso il paese, ma rispettosi della realtà incontrata: descrissero un paese arretrato e sottosviluppato, incapace di ospitare la rassegna iridata, in cui regnava il malgoverno e la corruzione. Quegli articoli scatenarono il clima d’odio e la rabbia contro l’Italia, guarda caso inserita nello stesso girone del Cile. Dopo l’esordio del 31 maggio allo Stadio Nacional di Santiago del Cile contro la Germania Ovest, partita che terminò con un combattutissimo 0-0, con occasioni da una parte e dall’altra, la nazionale italiana si trovò di fronte il 2 giugno, nello stesso stadio, i padroni di casa del Cile: la partita rispecchiò la campagna d’odio, oltraggiosa e violenta, contro gli italiani. Rispetto alla prima partita furono cambiati molti giocatori e l’arbitro, l’inglese Aston, era nettamente dalla parte del Cile: permise ai cileni di picchiare duramente gli italiani senza espellerli, 2 loro pugni ruppero i nasi a 2 giocatori italiani, mentre David e Ferrini per 2 falli guadagnarono anzitempo gli spogliatoi e la partita finì 2-0 per il Cile. Dopo quella partita, rimasta alla storia coma “la battaglia di Santiago” gli azzurri vinsero inutilmente la terza partita, il 7 giugno sempre a Santiago, contro la Svizzera per 3-0, con reti di Mora e una doppietta di Bulgarelli. Si qualificarono ai quarti di finale la Germania Ovest e il Cile, l’Italia se ne tornò a casa.
ITALIA 1962 C.T.: Giovanni Ferrari e Paolo Mazza Portieri: 1 Lorenzo Buffon (Inter), 12 Carlo Mattrel (Palermo), 13 Enrico Albertosi (Fiorentina). Difensori: 2 Giacomo Losi (Roma), 18 Mario David (Milan), 5 Cesare Maldini (Milan), 6 Giovanni Trapattoni (Milan), 3 Luigi Radice (Milan), 4 Sandro Salvadore (Milan), 16 Enzo Robotti (Fiorentina). Centrocampisti: 20 Paride Tumburus (Bologna), 7 Bruno Mora (Juventus), 22 Giacomo Bulgarelli (Bologna), 19 Franco Janich (Bologna), 14 Gianni Rivera (Milan), 21 Giorgio Ferrini (Torino). Attaccanti: 10 Omar Sivori (Juventus), 17 Ezio Pascutti (Bologna), 8 Humberto Maschio (Atalanta), 15 Angelo Sormani (Mantova), 9 Josè Altafini (Milan), 11 Gianpaolo Menichelli (Roma).
SANTIAGO DEL CILE (Estadio Nacional) Giovedì 31 Maggio 1962, ore 20 ITALIA – GERMANIA OVEST 0-0 7^ Coppa Rimet(2° Girone degli Ottavi di Finale, 1^ gara) ITALIA: Buffon(Inter) cap., Losi(Roma), Robotti(Fiorentina), Salvadore(Milan), Maldini C.(Milan), Radice(Milan), Ferrini(Torino), Rivera(Milan), Altafini(Milan), Sivori(Juventus), Menichelli(Roma). – All. Mazza e Ferrari GERMANIA OVEST: Fahrian, Novak, Schnellinger, Schulz, Erhardt, Szymaniak, Sturm, Haller, Seeler, Schäfer H(cap.), Brülls. – All. Herberger Arbitro: Davidson(Scozia) Spettatori: 40.000 circa
SANTIAGO DEL CILE (Estadio Nacional) Sabato 2 Giugno 1962, ore 20 CILE – ITALIA 2-0(0-0) 7^ Coppa Rimet(2° Girone degli Ottavi di Finale, 2^ gara) CILE: Escuti, Eizaguirre, Navarro, Contreras, Sanchez R.(cap.), Rojas, Ramirez, Toro, Landa, Fouxilleux, Sanchez L. – All. Riera ITALIA : Mattrel (Palermo), David(Milan), Robotti(Fiorentina), Tumburus(Bologna), Janich(Bologna), Salvadore(Milan), Mora(Juventus) cap., Maschio(Atalanta), Altafini(Milan), Ferrini(Torino), Menichelli(Roma). – All. Mazza e Ferrari Arbitro: Aston(Inghilterra) Reti: 74’ Ramirez, 88’ Toro Spettatori: 60.000 circa Note: espulsi Ferrini(I) al 7’ e David(I) al 45’.
SANTIAGO DEL CILE (Estadio Nacional) Giovedì 7 Giugno 1962, ore 20 ITALIA – SVIZZERA 3-0(1-0) 7^ Coppa Rimet(2° Girone degli Ottavi di Finale, 3^ gara) ITALIA: Buffon(Inter) cap., Losi(Roma), Robotti(Fiorentina), Salvadore(Milan), Maldini C.(Milan), Radice(Milan), Mora(Juventus), Bulgarelli(Bologna), Sormani(Mantova), Sivori(Juventus), Pascetti(Bologna). – All. Mazza e Ferrari SVIZZERA: Elsener, Tacchella, Schneiter H., Grobèty, Meier E., Weber H., Antenen(cap.), Vonlanthen, Wüthrich, Allemann A. – All. Dürr e Rappan Arbitro: Latiscev(U.R.S.S.) Reti: 2’ Mora, 65’e 67’ Bulgarelli Spettatori: 20.000 circa
1966: LA PAGINA PIU' NERA DEL CALCIO ITALIANO. LA NAZIONALE VENNE ELIMINATA DALLA COREA DEL NORD, CHE ALLA VIGILIA VENNE DEFINITA "UNA SQUADRA DI RIDOLINI, PERSONAGGI DELLE COMICHE".
L’Italia si qualificò per il mondiale inglese del 1966 vincendo il Gruppo 8 europeo, eliminando la Scozia, la Polonia e la Finlandia nel medesimo gruppo. Il commissario tecnico era Edmondo Fabbri dal 1962, la squadra riscoprì talenti nostrani, dicendo addio agli oriundi, che erano costituiti dai giocatori dalla Grande Inter, come Burnich, Facchetti, Sandro Mazzola, mentre la promessa Luigi Riva del Cagliari fu escluso dalla rosa. Le aspettative erano ottime: nel mese di giugno 1966 l’Italia vinse 4 amichevoli di preparazione al mondiale, che iniziò nel mese di luglio. Il 13 luglio a Sunderland (stadio Roker Park) l’Italia si prese la rivincita sul Cile battendolo 2-0, ma non giocando benissimo e Bulgarelli subì un infortunio che lo avrebbe condizionato per tutto il torneo. Il 16 luglio gli azzurri, sempre a Sunderland, si trovarono di fronte l’Urss: apparvero troppo rinunciatari e timorosi, volevano accontentarsi dello 0-0, per cui furono puniti e persero 1-0. Il 19 luglio a Middlesbrough ci fu la pagina più nera del calcio italiano: la nazionale perse infatti clamorosamente per 1-0 contro la Corea del Nord (che il vice CT Valcareggi aveva definito dei ridolini, personaggi delle comiche), subendo così l'eliminazione. La rete decisiva fu firmata da Pak Doo-Ik, allora si disse che era un dentista, ma poi si scoprì che in realtà era un professore: fu l’unico che al rientro in patria si salvò dalla prigionia e dai lavori forzati, infatti per un malanno non partecipò ai festeggiamenti della squadra in una birreria inglese, ritenuta dal regime comunista nordcoreano luogo di perdizione capitalistica. In Italia invece si scatenò il finimondo per la clamorosa eliminazione: la nazionale al rientro in aereo a Genova, si evitò Milano pensando di sottrarsi alle ire della folla, fu assalita ugualmente da tifosi inferociti col lancio di pomodori e di uova marce. Edmondo Fabbri fu licenziato e la Figc decise di chiudere le frontiere agli stranieri nelle squadre di seria A per cercare di rilanciare il nostro calcio, perché si ritenne avesse toccato proprio il fondo.
PARTITE DELL'ITALIA AL MONDIALE DI INGHILTERRA 1966
SUNDERLAND(Roker Park Ground) Mercoledì 13 Luglio 1966, ore 20,30 ITALIA – CILE 2-0(1-0) 8^ Coppa Rimet(4° Girone degli Ottavi di Finale, 1^ gara) ITALIA:Albertosi(Fiorentina), Burgnich(Inter), Facchetti(Inter), Rosato(Torino), Salvadore(Juventus) cap., Lodetti(Milan), Perani(Bologna), Mazzola A.(Inter), Bulgarelli(Bologna), Rivera(Milan), Barison(Roma). – All. Fabbri CILE: Olivares, Eyzaguirre, Villanueva, Cruz, Figueroa, Marcos, Araya, Prieto, Tobar, Fouilloux, Sanchez L.(cap.). – All. Alamos Arbitro: Dienst(Svizzera) Reti: 9’ Mazzola A.(I), 88’ Barison(I) Spettatori: 33.000 circa
SUNDERLAND(Roker Park Ground) Sabato 16 Luglio 1966, ore 16 U.R.S.S. – ITALIA 1-0(0-0) 8^ Coppa Rimet(4° Girone degli Ottavi di Finale, 2^ gara) U.R.S.S.: Jascin, Ponomarev, Danilov, Khurtsilava, Scesternev, Voronin(cap.), Cislenko, Sabo, Baniscevski, Malofeev, Husainov. – All. Morozov ITALIA: Albertosi(Fiorentina), Burgnich(Inter), Facchetti(Inter), Rosato(Torino), Salvadore(Juventus) cap., Leoncini(Juventus), Meroni(Torino), Lodetti(Milan), Mazzola A.(Inter), Bulgarelli(Bologna), Pascetti(Bologna). – All. Fabbri Arbitro: Kreitlein(Germania Ovest) Reti: 57’ Cislenko Spettatori: 35.000 circa
MIDDLESBROUGH(Ayresome Park) Martedì 19 Luglio 1966, ore 20.30 COREA DEL NORD – ITALIA 1-0(1-0) 8^ Coppa Rimet(4° Girone degli Ottavi di Finale, 3^ gara) COREA DEL NORD: Li Chan Myung, Lim Zoong Sun, Sin Yung Kyoo(cap.), Ha Jung Won, Oh Yoon Kyung, Im Seung Hwi, Han Bong Zin, Pak Doo Ik, Pak Seung Zin, Kim Bong Hwan, Yang Sung Kook. – All. Hyun ITALIA: Albertosi(Fiorentina), Burgnich(Inter), Facchetti(Inter), Guarneri(Inter), Janich(Bologna), Fogli(Bologna), Perani(Bologna), Bulgarelli(Bologna) cap., Mazzola A.(Inter), Rivera(Milan), Barison(Roma). – All. Fabbri Arbitro: Scwinte(Francia) Reti: 42’ Pak Doo Ik Spettatori: 20.000 circa
L'ITALIA HA VINTO IL GIRONE DI QUALIFICAZIONE DEI MONDIALI E ANDRA' IN SUDAFRICA A DIFENDERE IL TITOLO.
La formazione italiana che, pareggiando 2-2 a Dublino contro l'Irlanda, si è qualificata al mondiale in Sudafrica. Buffon, Zambrotta, Legrottaglie, Chiellini, Grosso, De Rossi, Palombo, Camoranesi, Pirlo, Di Natale, Iaquinta.
Qualificazioni Mondiali 2010 - Gruppo 8 - Classifica finale
Italia 24 (qualificata) Irlanda 18 (spareggio) Bulgaria 14 Cipro 9 Montenegro 9 Georgia 3
L’Italia, vincendo il Gruppo 8 europeo, si è qualificata per il Campionato Mondiale di calcio che si disputerà in Sudafrica il prossimo giugno. Da due edizioni hanno cambiato il regolamento: cioè la squadra campione in carica deve disputare le partite di qualificazione e non ha più il posto assegnato di diritto alla manifestazione. Già sabato scorso l’Italia si era qualificata con un turno d’anticipo, pareggiando in Irlanda 2-2, ma io ho voluto attendere che si concludessero le partite di qualificazione per darne notizia sul mio sito: in questo modo ho potuto pubblicare la classifica completa del gruppo eliminatorio vinto dalla squadra italiana. Su 10 partite giocate ne abbiamo vinte 7, ne abbiamo pareggiate 3 e non ne abbiamo persa nessuna: ottimo bilancio per una squadra campione del mondo che ha fatto dimenticare le disavventure in questi 3 anni (deludente Campionato Europeo e deludente Coppa delle Confederazioni), ma si sa che la nostra nazionale dà la massima importanza e la massima priorità al Campionato del Mondo, dove tira fuori il massimo, e non mette al suo paro le altre competizioni. Ieri, giocando l’ultima gara di qualificazione, una squadra sperimentale è riuscita a rimontare 2 reti di svantaggio contro Cipro, ha vinto; una parte pubblico, al momento dello svantaggio, si è permesso di insultare una squadra in prova, qualificata, campione del mondo in carica e alla fine, quando ha vinto, ha gridato “Italia, Italia”?!! Così non ci si comporta. Già da un po’ di tempo giornali e tifosi hanno iniziato a dare consigli all’allenatore Lippi su chi dovrebbe convocare: chiama questo, chiama quello, secondo costoro dovrebbe chiamare pure quelli che hanno dichiarato di non volerne sapere più della nazionale di calcio e chissà perché tutti si sono fissati con questo Cassano. Se dovesse chiamare quelli che non volevano saperne più della nazionale, secondo me non sarebbe giusto pregarli di tornare: sarebbe un torto verso coloro che per 4 anni si sono fatti il mazzo, sentendosi felici e onorati di indossare la casacca azzurra; se invece decidessero loro di tornare sarebbero dei buffoni: quando fa loro comodo la nazionale serve per mettersi in mostra nella più grossa vetrina internazionale calcistica mondiale, mentre in altre occasioni la snobbano. L’ossatura della nazionale sarà quella che ha trionfato a Berlino nel 2006 con l’aggiunta di nuovi elementi, come Quagliarella, Di Natale, D’Agostino, Pepe, Chiellini e forse Giuseppe Rossi, che serviranno a rimpiazzare quelli che dopo Berlino sono diventati troppo vecchi o hanno abbandonato la nazionale italiana per scelta. Nell’ultimo mondiale l’Italia trionfò per la grande difesa, l’attacco fu carente, ultimamente però in quel reparto si sono visti segnali positivi con l’esplosione di Gilardino, scartato dal Milan per la solita concorrenza straniera. Sarebbe importante che le squadre tenessero a riposo i nazionali italiani e li facessero giocare solo nelle partite importanti, per evitare che subiscano gravi infortuni, anche se penso che non sarà così: la nazionale titolare sarà costituita principalmente dal blocco Juventus, che saggiamente punta sugli italiani a differenza di altre squadre, non vincendo il campionato da molto farà di tutto per conquistarlo e impiegherà i suoi migliori elementi. Nel caso che si faranno male Lippi dovrà puntare su giocatori giovani, più freschi ma acerbi, ma la storia ha dimostrato che Pozzo, come abbiamo visto, innovando riconquistò il mondiale, mentre Bearzot, come vedremo, facendo il conservatore non riuscì a ripetersi, 4 anni dopo la prima vittoria.
Italia 1934 Italia 1938
Combi Olivieri
Monzeglio Foni,
Allemandi Rava
Ferraris IV Serantoni,
L. Monti Andreolo
Bertolini Locatelli
Guaita Biavati,
Meazza Meazza
Schiavio Piola
Giovanni Ferrari Giovanni Ferrari
Orsi Colaussi
Italia 1982 Italia 1986
Zoff Galli G. Bergomi Bergomi Cabrini Gentile De Napoli Collovati Vierchowod Scirea Scirea Conti Bagni Tardelli Galderisi Rossi Conti Oriali Di Gennaro Graziani (Altobelli) Altobelli
Ma qualunque cosa farà Lippi, cioè essere riconoscente a coloro che hanno vinto oppure innovare, se l’avventura finirà male se la prenderanno sempre con lui e diranno: “perché ha convocato questi giocatori cotti ed arrivati?” Oppure diranno: “perché ha fatto giocare questi giocatori giovani e inesperti e ha lasciato a casa i campioni?”
1950: UN'ITALIA INEDITA E INESPERTA, SCONVOLTA DALLA TRAGEDIA DEL GRANDE TORINO, ARRIVO' IN BRASILE IN NAVE E RIPARTI' SUBITO IN AEREO.
Nel proseguire il nostro racconto sulle avventure italiane in Coppa del Mondo, eccoci giunti alla prima edizione del dopoguerra del 1950, che si disputò in Brasile: ci sono 12 anni di differenza tra la precedente edizione del 1938 e la successiva del 1950, la causa fu la guerra che sconvolse il pianeta e non lasciò certo spazio al pallone. La nazionale italiana non era più lo squadrone delle precedenti edizioni del 1934 e del 1938: Pozzo era stato costretto a lasciare la nazionale da due anni, l’Italia era divenuta una repubblica democratica, non c’erano più il Re e il Duce, furono travolti entrambi dal conflitto, di conseguenza dalla maglia azzurra erano stati tolti i loro emblemi, sostituiti da un semplice scudetto tricolore e il 4 maggio 1949 sul calcio italiano si abbatté la più grande tragedia della sua storia. Lo squadrone del Grande Torino, capitanato dal grande Valentino Mazzola, che aveva vinto gli ultimi 5 campionati italiani, di ritorno da Lisbona si schiantò con l’aeroplano sulla basilica di Superga e morirono tutti gli occupanti, tra giocatori, allenatori, dirigenti, giornalisti al seguito e membri dell’equipaggio aereo.
Fu una mazzata terribile, non soltanto per la tragedia umana pure perché la nazionale italiana era costituita da quella squadra che non fu semplice rimpiazzare. Il presidente del Grande Torino Ferruccio Novo divenne presidente della commissione federale italiana al posto del commissario unico.
Le formazioni dell'Italia e dell'Ungheria schierate al centro del campo prima dell'inizio della partita, disputata a Torino l'11 maggio 1947, in cui giocarono 10 giocatori del Torino: tutti tranne il portiere juventino Sentimenti IV. L'allenatore Pozzo lo fece giocare per non inemicarsi la parte juventina di Torino.
Per esorcizzare quella catastrofe la nazionale italiana partì con la nave per il Brasile: ci vollero 20 giorni per arrivare, gli azzurri si allenavano sul ponte, ben presto rimasero senza pallone perché finirono tutti in mare, così il viaggio divenne una semplice crociera di divertimento e di svago, ma all’arrivo circa 200.000 emigranti italiani osannarono i loro eroi. L’Italia fu ammessa di diritto alla competizione in qualità di detentrice del titolo, fu la sola nazione del cosiddetto Asse a cui fu permesso di partecipare, mentre le altre furono escluse per crimini di guerra. I dirigenti della federazione italiana di calcio, all’arrivo in Brasile, consegnarono ai loro colleghi brasiliani la Coppa Rimet che l’Italia possedeva dal ’34, fu pure salvata dalle razzie di guerra. La formula era cambiata: c’erano 4 gironi in cui si qualificava al girone finale la prima classificata di ciascun gruppo. L’Italia esordì allo stadio di San Paolo il 25 giugno 1950 e, stremata dal lungo viaggio, perse per 3-2 contro una Svezia, che era costituita da una squadra di dilettanti, ci fu un rimpianto per un palo colpito da Muccinelli nel finale che avrebbe potuto dire qualificazione. Nella successiva partita, sempre a San Paolo, l’Italia già eliminata liquidò facilmente il Paraguay per 2-0. Al ritorno la squadra tornò in aereo, tranne due giocatori che tornarono in nave, e all’arrivo fu acclamata e applaudita.
ITALIA 1950 C.T.: Novo, Bardelli, Copernico e Biancone Portieri: Lucidio Sentimenti (Lazio), Giuseppe Moro (Torino), Giuseppe Casari (Atalanta). Difensori: Ivano Blason (Triestina), Attilio Giovannini (Inter), Zeffiro Furiassi (Lazio), Carlo Parola (Juventus), Leandro Remondini (Lazio), Omero Tognon (Milan). Centrocampisti: Carlo Annovazzi (Milan), Osvaldo Fattori (Inter), Auguso Magli (Fiorentina), Giacomo Mari (Juventus), Giampiero Boniperti (Juventus), Aldo Campatelli (Inter), Egisto Pandolfini (Fiorentina) Attaccanti: Amedeo Amadei (Inter), Gino Cappello (Bologna), Emilio Caprile (Atalanta), Riccardo Carapellese (Torino), Benito Lorenzi (Inter), Ermes Muccinelli (Juventus).
SVEZIA-ITALIA 3-2 (2-1) San Paolo (Stadio Municipal do Pacaembu) IV Coppa Rimet (1° Turno 1^ Gara) Domenica 25 giugno 1950 ore 15:00 Reti: 7’ Carapellese, 25’ Jeppson, 34’ Andersonn, 69’ Jeppson, 78’ Muccinelli SVEZIA: Svensson, Samuelsson, Nilsson E. (c), Andersson, Nordahl, Gard, Sundqvist, Palmer, Jepsson, Skoglund, Nilson S. – Commissario tecnico: Raynor ITALIA: Sentimenti IV, Giovannini, Furiassi, Annovazzi, Parola, Magli, Muccinelli, Boniperti, Cappello, Campatelli, Carapellese (c) – Commissione tecnica della federazione; presidente: F. Novo Arbitro: Jean Lutz (SVI) Spettatori: 36.500 circa
ITALIA– PARAGUAY 2-0 San Paolo (Stadio Municipal do Pacaembu) IV Coppa Rimet (1° Turno 2^ Gara) Domenica 2 luglio 1950 ore 15:00 Reti: 12’ Carapellese, 63’ Pandolfini ITALIA: Moro, Blason, Furiassi, Fattori, Remondini, Mari, Muccinelli, Pandolfini, Amadei, Cappello, Carapellese (c) – Commisione Tecnica della Federazione; presidente: F. Novo PARAGUAY: Vargas, Gonzales, Cespedes, Gavilan, Leguizamon, Cantero, Avalos, Lopez, Saguier, Lopez Fretes (c), Unzain – Commissario Tecnico: Fleitas Solich Arbitro: Arthur Ellis (ING) Spettatori: 28.000 circa
1954: UNA BRUTTISSIMA ITALIA FU DERISA E FU UMILIATA DAI PADRONI DI CASA, LA SQUADRA NON C'ERA PROPRIO, NON FURONO SOLO SVISTE ARBITRALI, SFORTUNA O SCELTE TECNICHE SBAGLIATE.
L’Italia si qualificò per il mondiale svizzero del 1954 eliminando l’Egitto in un doppio confronto di andata e ritorno (2-1 e 5-1). Nel gruppo D affrontò i padroni di casa della Svizzera per 2 volte e il Belgio. Si esordì contro gli svizzeri a Losanna il 17 giugno, la partita terminò 2-1 per gli elvetici aiutati dall’arbitro: sull’1-1 l’Italia colpì 2 pali e le venne annullata una rete regolare, dell’interista Lorenzi, il popolare Veleno, che ebbe da ridire 4 parole dopo la partita al direttore di gara. Un errore di un difensore e del portiere Ghezzi consentirono alla Svizzera di vincere nel finale. Nella successiva partita del 20 giugno nell’italiana Lugano la nazionale azzurra vinse facilmente contro il Belgio per 4-1 e il regolamento prevedeva che disputasse ancora una partita spareggio contro la Svizzera. La commissione tecnica, di cui Piola era allenatore, cambiò molti titolari della squadra, tra cui il portiere, mantenendo giocatori affaticatissimi, così gli elvetici ci liquidarono facilmente per 4-1 il 23 giugno a Basilea. In Italia il mondiale fu trasmesso dalla Rai per la prima volta in televisione (era l’anno del suo esordio): la gente nei caffè o nelle osterie aveva seguito la brutta avventura della nazionale italiana che al rientro in treno in Italia fu bersagliata dai pomodori.
Vittorio Pozzo nacque a Torino il 2 marzo 1886, da una famiglia di origini biellesi e di modeste condizioni economiche. Egli studiò al liceo Cavour a Torino, poi studiò lingue, giocò al calcio in Francia, Svizzera ed Inghilterra, restando particolarmente affascinato da quest’ultimo paese e facendo di tutto per capire i segreti degli inventori del calcio: fu la sua futura arma del successo. Una delle squadre in cui militò da calciatore fu la svizzera Grasshopers, in seguito tornò a Torino, dove fu uno dei fondatori del Torino FC, vi giocò fino al suo ritiro dal calcio giocato nel 1911, in quell'anno divenne direttore tecnico di quella squadra, carica che manterrà sino al 1922. Dopo gli studi divenne dirigente della Pirelli, lasciò l’azienda quando fu chiamato per la prima volta a guidare la nazionale italiana di calcio, in qualità di commissario unico, in occasione delle olimpiadi del 1912: accettò l'incarico a patto che non venisse pagato; la nazionale non fece una bella figura, Pozzo si dimise e tornò alla Pirelli. Durante la Prima Guerra mondiale partecipò con il grado di tenente degli alpini: quell’esperienza militaresca lo colpì e la applicherà ai suoi metodi di allenamento calcistici. In occasione delle olimpiadi di Parigi del 1924 Pozzo fu chiamato nuovamente a dirigere la nazionale italiana dopo una pesantissima sconfitta: quella volta la squadra arrivò ai quarti di finale ed egli si dimise nuovamente. Poco dopo perse la moglie, uccisa da una malattia incurabile, e si trasferì a Milano, dove iniziò a collaborare col giornale La Stampa, in qualità di giornalista, incarico che manterrà sino alla morte. Nel 1929 fu chiamato nuovamente dal presidente federale Leandro Arpinati a dirigere la nazionale italiana, manterrà quell'incarico per 19 anni: guiderà gli azzurri per 87 partite, ne vincerà 60, ne pareggerà 16 e ne perderà appena 11, la nazionale nella sua gestione segnerà 144 reti e ne subirà 80, la sua squadra starà per 30 partite consecutive senza perdere. Nei 19 anni alla guida della nazionale vinse 2 Coppe Internazionali, 2 campionati del mondo e un oro olimpico. Nessun allenatore, italiano e estero, ha vinto due mondiali, solo Pozzo vi riuscì. Fino agli anni Trenta la tattica più diffusa nel calcio era stata la cosiddetta piramide di Cambridge, cioè un 2-3-5 a forma di piramide rovesciata che aveva il suo vertice nel portiere, negli anni del primo dopoguerra, per evoluzione, dalla piramide ebbero origine simultaneamente il WM, o sistema. Pozzo e Meisl svilupparono l'idea di uno schieramento con due difensori arretrati e un giocatore centrale posto dinnanzi alla difesa, in mezzo ai due mediani. Questo giocatore, detto appunto centromediano metodista, fungeva da cardine della manovra ed era un vero e proprio antenato del "regista" all'italiana. Pozzo con la nazionale vinse il suo primo trofeo nel 1930, la Coppa Internazionale, antenato dell’odierno Campionato Europeo per Nazioni; tornando in treno da Budapest, dalla partita decisiva per l’assegnazione, la coppa di cristallo, passando di mano in mano tra i giocatori, cadde e si frantumò in mille pezzi, Pozzo raccolse un pezzo, se lo tenne per amuleto e gli portò bene. Ed è assai noto l'episodio in cui Pozzo portò a visitare i teatri di battaglia della Prima Guerra Mondiale, prima di giocare le sfide decisive di Coppa Internazionale contro Austria e Ungheria, eredi di quell'Impero Austro - Ungarico, contro cui Pozzo e alcuni suoi giocatori avevano combattuto contro.
Si dice che lo stesso abbia ricevuto minacce dal Fascismo in caso di sconfitta italiana al mondiale casalingo del 1934, ma lo vinse. Vinse l’olimpiade a Berlino nel 1936 e l’altro mondiale nel 1938, variando le rose dei giocatori in tutte e 3 le competizioni. Nel frattempo continuò il mestiere di giornalista per La Stampa, scrisse pure il pezzo sulla finale del 1934: gli bastava un appunto, scritto da dietro la linea di porta, dove di solito assisteva alle partite e poi sviluppava i testi. Nel dopoguerra la sua nazionale era costituita dal Grande Torino, ma il tempo per nuovi trionfi non ci furono: vuoi per la Seconda Guerra Mondiale, vuoi per il fatto che fu esonerato dopo le olimpiadi di Londra del 1948 e vuoi perché il grande Torino perì in un disastro aereo, in quella tragedia egli ebbe il tormentato e doloroso compito del riconoscimento dei giocatori. Con la scusa del raggiungimento del limite di età vollero mandarlo via, ma forse la vera ragione era il suo presunto legame con il Regime Fascista, di cui aveva abbracciato l’ideologia immettendola nel calcio: nel saluto romano dei giocatori, nel loro attaccamento alla patria e nello stile caserma militare nei lunghi ritiri della squadra. Ma senza di lui la nazionale italiana tornerà a vincere il campionato mondiale solo nel 1982. Partì per il mondiale del 1950 in Brasile, ma questa volta come inviato de La Stampa. Visse in solitudine i suoi ultimi anni: fu abbandonato e accantonato da quel mondo che non gli perdonava i suoi successi e un’infelice partecipazione ad una trasmissione televisiva di Mike Bongiorno, La fiera dei Sogni, lo portò ad isolarsi ancora di più. Morì a Ponderano in un oblio totale, che non fece onore al nostro calcio, il 21 dicembre 1968. Nel 1990, anno del secondo mondiale italiano, rifiutarono di intitolargli il nuovo stadio di Torino, che fu denominato Stadio delle Alpi.
TRIONFO ASSOLUTO PER L'ITALIA, SENZA AVVERSARIE AL MONDIALE DI FRANCIA, NONOSTANTE LE FORTISSIME AVVERSITA' PER LE NOTE QUESTIONI POLITICHE.
La nazionale italiana, qualificata di diritto in qualità di campione del mondo in carica e profondamente rinnovata rispetto al 1934, riuscì a conquistare il suo secondo mondiale consecutivo; due anni prima a Berlino aveva pure conquistato l'oro olimpico con una nazionale di giovani, allenati sempre da Vittorio Pozzo. Eravamo alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, la tensione internazionale era molto sentita: l'Italia dal saluto romano e dalla seconda maglietta nera di riserva, indossata contro la Francia, non era molto amata nella Francia che ospitava molti fuoriusciti italiani, perciò i fischi alla nostra nazionale erano la norma, ma sulla squadra avevano effetti contrari agli auspicati, la caricava ancor di più, rendendola più forte, incoraggiata anche dai continui appelli patriottici dell'allenatore Pozzo. Il torneo fu uguale a quello del '34: 16 squadre, poi divenute 15 per l'annessione dell'Austria alla Germania nazista, con partite ad eliminazione diretta dagli ottavi di finale. L'Italia esordì al mondiale francese del '38 il 5 giugno a Marsiglia, allo Stadio Municipal, e fu l'unica partita in quel torneo in cui si impose a fatica: batté la Norvegia per 2-1 dopo i tempi supplementari, con rete decisiva di Piola; sull'1-1 fu giustamente annullata per fuorigioco una rete alla Norvegia. Ai quarti di finale, a Parigi allo Stadio de Colombes, ci toccarono i padroni di casa della Francia, in un clima infuocato e avvelenato contro l'Italia che esplose al saluto romano degli italiani: i francesi furono facilmente liquidati con un 3-1 e diventammo ancor più antipatici. Nella semifinale di Marsiglia gli azzurri, con al petto lo stemma sabaudo e il fascio littorico, si trovarono di fronte il temutissimo Brasile: talmente sicuro della vittoria da prenotare in anticipo i biglietti aerei per la finale di Parigi e talmente sicuro da tenere a riposo la sua stella Leonidas, futuro capocannoniere del torneo. L'avversario era sconosciuto per l'Italia e la squadra non era ancora quella che conosceremo anni dopo: gli azzurri, che si dimostrarono più tecnici, si imposero sui giocolieri brasiliani senza faticare per 2-1, con Meazza che segnò su calcio di rigore, reggendosi i suoi pantaloncini perché si era spezzato l'elastico. I brasiliani avvelenati rifiutarono di cedere i biglietti aerei all'Italia: la loro presunzione non pagò! La finale di Parigi, giocata il 19 giugno al Colombes, sancì il trionfo assoluto italiano: troppo netta la superiorità azzurra, Piola e Colaussi segnarono due reti ciascuno e la partita terminò 4-2. Il capitano Giuseppe Meazza ricevette la coppa dal Presidente della Repubblica Francese, questa volta sportivamente si dovette riconoscere la forza dello squadrone italiano, il quale per la prima volta fu applaudito e furono felici per la vittoria pure gli oppositori politici. Solo Ferrari e Meazza in quella squadra furono presenti al mondiale di quattro anni prima in Italia. Decisivo nella vittoria fu Silvio Piola, che entrerà nella leggenda: in serie A segnerà 290 reti, ancora oggi nessuno lo ha superato. Decisivi per la vittoria furono pure Colaussi e Ferraris II.
ITALIA 1938
CT: Vittorio Pozzo Portieri: Carlo Ceresoli (Bologna), Guido Masetti (Roma), Aldo Olivieri (Lucchese). Difensori: Michele Andreolo (Bologna), Alfredo Foni (Juventus), Eraldo Monzeglio (Roma), Renato Olmi (Inter-Ambrosiana), Pietro Rava (Juventus). Centrocampisti: Aldo Donati (Roma), Bruno Chizzo (Triestina), Mario Genta (Genoa), Giovanni Ferrari (Inter-Ambrosiana), Ugo Locatelli (Inter-Ambrosiana), Mario Perazzolo (Genoa), Pietro Serantoni (Roma). Attaccanti: Sergio Bertoni (Genoa), Amedeo Biavati (Bologna), Luigi Colaussi (Triestina), Pietro Ferraris (Inter-Ambrosiana), Giuseppe Meazza (Inter-Ambrosiana), Piero Pasinati (Triestina), Silvio Piola (Lazio).