martedì 6 aprile 2010

L. MARADONA, PIPE DE ORO



DIEGO ARMANDO MARADONA



Diego Armando Maradona nacque a Lanús in Argenitna il 30 ottobre 1960 da una famiglia di 10 persone: padre, madre e 8 figli. È cresciuto a Villa Fiorito, un sobborgo povero di Buenos Aires, giocando a pallone con palle improvvisate di pezze e di stracci: era già allora oggetto di scommesse. La prima squadra giovanile dove militò fu l'Estrella Roja, poi fu comprato dall’Argentinos Juniors all’età di 10 anni: con lui la squadra giovanile raggiunse la striscia di 136 risultati utili consecutivi. Esordì in prima squadra nel 1976: inizialmente era riserva, subentrava a partite iniziate, poi divenne titolare inamovibile. Di ruolo era centrocampista offensivo, delle volte fu anche punta. Sei un barilotto grassottello -gli disse un portiere prima di una partita- non segnerai mai! El loco, il matto, era chiamato quel portiere, perché gli rifilò una doppietta. Nel 1977 il cittì Menotti lo fece esordire in amichevole con la maglia dell’Argentina ma lo escluse dalla lista dei convocati per il mondiale casalingo del 1978: quella fu una grande ferita che Maradona si portò dietro per tutta la carriera. Si rifece l’anno dopo, quando vinse in Giappone il mondiale under 20 con le giovanili dell’Argentina; in più vinse nel 1979 e nel 1980 il Pallone d’Oro Sudamericano. Nel 1981 si trasferì al Boca Junior, squadra di cui il padre era tifoso, dopo aver rifiutato l’offerta del River Plate, la squadra dei ricchi: il giocatore fu acquistato per 10 milioni di $, la società per non fallire dovette disputare delle amichevoli nel mondo, le cui clausole nei contratti prevedevano la presenza in campo de El Pipe de Oro (Il ragazzo d’oro) come era soprannominato Maradona. Con la maglia del Boca vinse il Campionato Metropolitano Argentino, dopodiché per problemi economici fu ceduto al Barcellona: il primo anno non fu particolarmente brillante, vinse solo la Coppa del Re, il secondo fu peggiore perché fu messo fuori combattimento da un giocatore dell’Atletico Bilbao, il quale sfociò tutta l’avversità di cui M. era oggetto in Spagna. Restò fuori più di 100 giorni, giocò ancora la finale di Coppa del Re, contro l’Atletico Bilbao, quella volta perse, ma a fine partita si scatenò il finimondo davanti al Re di Spagna: scoppiò una maxirissa per regolare i conti una volta per tutte con l’Atletico Bilbao. In Spagna il calciatore iniziò la dipendenza dalla cocaina, nonostante fosse il protagonista di reclami televisive antidroga . La Spagna fu lieta di liberarsi di Maradona, Napoli fu felice di abbracciarlo nel 1984: il presidente della società partenopea Ferlaino la strappò alla Juventus e oltre 70.000 persone assistettero alla sua presentazione allo Stadio San Paolo di Napoli. Conquistò tutti in Italia nel gennaio del 1985 in Napoli – Lazio, quando infilò una tripletta al malcapitato portiere Orsi. Nella prima stagione al Napoli Maradona ottenne una tranquilla salvezza. La stagione successiva l’argentino suggerì i giocatori da vendere; i rinforzi che arrivarono consentirono al Napoli di conquistare un prestigioso terzo posto alle spalle di Juventus e Roma: proprio Maradona interruppe la striscia positiva iniziale dei bianconeri di 8 vittorie consecutive quando la Juventus si presentò al San Paolo, segnando una rete impossibile su punizione dentro l’area dove era tutto coperto dalla barriera. Dopo essere stato sfortunato protagonista nel mondiale del 1982, perché venne colpito duro dagli avversari, nel mondiale del 1986 non lo fermò nessuno: trascinò la mediocre squadra argentina alla vittoria. Lo vinse da solo quel mondiale: se Pelé era divenuto 3 volte campione del mondo, ma poteva contare su un grandissimo Brasile, non si può dire lo stesso di Maradona. In quel mondiale realizzò 5 reti capolavoro: una rete ad effetto la realizzò all’Italia, abbiamo già parlato della doppietta contro l’Inghilterra, realizzò ancora una doppietta al Belgio in semifinale, in finale il controllo a vista del tedesco Lothar Matthaus gli impedì di andare a segno, ma fu abile a toccare la palla per Burruchaga, che libero si involò in fuga solitaria per infilare la palla vittoriosa del mondiale.

Tornò carico a mille nella “sua” Napoli e riuscì il miracolo dopo che la squadra fu rinforzata: fece vincere lo scudetto, il primo della storia, la Coppa Italia e la Coppa Uefa. Per i napoletani Maradona affiancò San Gennaro nella venerazione popolare e avere una fotografia insieme all’asso argentino da esporre in salotto era il massimo dei massimi. Nacquero dei comitati "Te Diegum" e divenne popolare l'inno " oh mamma, mamma, mamma, oh mamma, mamma, mamma, sai perchè me batte el corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona, eh, mammà, innamorato son!" L'orecchino che l'argentino portava divenne modello d'imitazione per i giovani ammiratori. Maradona conosceva il dramma della povertà per cui non si sottraeva ad attività benefiche, ma il suo matrimonio fastoso a Buenos Aires fece scalpore perché l’Argentina era un paese povero. Durante la sua permanenza a Napoli non volle riconoscere mai delle paternità da delle donne che erano state con lui, ma i tribunali gli diedero torto. Nei calci di punizione egli era qualcosa di favoloso: il radiocronista Enrico Ameri, quando Maradona si apprestava a calciarle, interrompeva i colleghi radiocronisti dagli altri campi perché sicuro della realizzazione. Quando non arrivava a colpire la palla di testa ci provava con le mani: delle volte né arbitri, né moviole televisive se ne accorgevano. Le reti normali e quelle che inventava non si erano mai viste e mai più si vedranno. La stagione successiva al primo scudetto del 1987, sembrava che il Napoli dovesse vincere anche il secondo consecutivo ma nelle ultime partite crollò inspiegabilmente: il Milan di Sacchi e degli olandesi lo sorpassò nella sfida decisiva del 1 maggio 1988 al San Paolo. Girarono voci mai provate di infiltrazione camorristiche tendenti a far perdere lo scudetto al Napoli per le scommesse. Nel 1989 Maradona provò ad andarsene da Napoli per trasferirsi al Marsiglia: fu la telenovela di mezza estate, iniziarono a girare voci sulla sua dipendenza dalla droga e sulla sua frequentazione di ambienti malavitosi. I vertici del Napoli impedirono la cessione del giocatore che tornò a campionato iniziato, nella stagione che portava al mondiale di Italia 90. Solo Napoli continuava a venerarlo e a difenderlo, il resto d’Italia non sopportava più né lui, né le sua provocazioni ed ogni partita diventava per gli avversari un pretesto per abbatterlo, senza riuscirvi. Tra una tempesta di polemiche i partenopei conquistarono il secondo scudetto beffando il Milan: una monetina che colpì Alemao decretò la vittoria a tavolino del Napoli sull’Atalanta, successivamente i rossoneri a Verona furono decimati dal cartellino rosso facile dell’arbitro Lo Bello. Maradona era consapevole di non avere più lo squadrone argentino dei mondiali 86 per il 90: con molta fortuna e grazie al portiere Goicoechea superò a stento il primo turno, beffò il Brasile e passò ai rigori con la Jugoslavia, arrivando in semifinale a Napoli contro l’Italia. I napoletani non accettarono il suo invito a sostenere l’Argentina anziché gli azzurri ma ogni volta che toccava palla c’era un’ovazione del pubblico. L’Argentina, che tutti davano perdente, s’impose ai rigori e approdò nella finale di Roma, ancora contro i tedeschi: perse su calcio di rigore molto dubbio, tra ferocissime contestazioni, con Maradona piangente che parlò di vittoria mafiosa e ad inizio partita inveì contro gli italiani che fischiavano l’inno del suo paese. La Gazzetta dello Sport del 9 luglio 1990 a pagina 6 titolava così:

Diego solo nel Colosseo. Il mondo l’ha visto insultare, lottare, piangere, perdere senza amici.
“Maradona piange come un bambino. Nemmeno le sue lacrime impietosiscono l’Olimpico. I maxischermi rimbalzano l’immagine: il re piange ma non c’è nessuna misericordia. Solo fischi. E noi ci domandiamo se questo è l’Olimpico o il Colosseo, se questo è ancora sport.”

Nel corso del campionato di Serie A 1990 – 91 fu trovato positivo al controllo antidoping e fu squalificato per 15 mesi, tornò in Argentina dove fu arrestato per possesso, consumo e spaccio di cocaina. Scontata la squalifica ebbe esperienze calcistiche non esaltanti nel Siviglia in Spagna e al Newell’s Old Boys in Argentina. Il mito Maradona risorse ai mondiali del 1994 negli Usa: siccome il calcio negli Stati Uniti non era molto diffuso si volle a tutti i costi portare le maggiori stelle mondiali. Era molto ingrassato, così dovette buttare giù molti chili: la sua esultanza rabbiosa, successiva ad una rete realizzata contro la Grecia, sembrava portare la sua nazionale ad un cammino vittorioso. Ma il destino volle che venisse escluso dal mondiale per aver ingerito una sostanza vietata, l’efedrina, per curasi dal raffreddore e per mantenere la linea. L’Argentina senza di lui uscì disastrosamente dal torneo. I maligni sostennero che il giocatore fu escluso perché la Fifa aveva capito che con lui l’Argentina rischiava seriamente di vincere il mondiale e si voleva favorire il Brasile che erano 24 anni che non vinceva. Vinse il pallone d’oro alla carriera nel 1995 e giocò ancora nel Boca Juniors, allo Stadio La Bombonera che l’aveva lanciato, fino all’ottobre 1997: si ritirò dal calcio il giorno del suo 37esimo compleanno.

Per disintossicarsi dalla droga si recò a Cuba, dove sperimentò anche una miracolosa cura dimagrante, fece amicizia con Fidel Castro e abbracciò le sue idee: si tatuò un'effige di Fidel e una del medico argentino rivoluzionario Ernesto Che Guevara. Dopo essere stato molto religioso non si considerò più cattolico praticante. Rimanendo in tema di religione: è sorta una religione ispirata alla venerazione di Maradona. Nel 2001 giocò la partita d’addio al calcio ufficiale. E' stato conduttore televisivo e nel 2008 è divenuto C.T. della nazionale argentina che ha guidato nel mondiale di Sudafrica 2010: la nazionale è uscita ai quarti di finale contro la Germania, rimediando una sonora batosta, dopo aver iniziato benissimo il mondiale, quando sembrava che nessuno potesse fermarla. In seguito, negli anni 2010, ebbe altre esperienze non esaltanti di allenatore negli Emirati Arabi e in Messico. Ha avuto un contenzioso col fisco italiano per possibile evasione fiscale. E' morto il 25 novembre 2020 nella città argentina di Tigre, per arresto cardiocircolatorio: era in convalescenza dopo un delicato intervento al cervello. Insieme a Pelé è stato eletto calciatore del secolo: all’inizio Pelé apprezzò le sue doti, dopodiché tra i 2 i rapporti si inclinarono e ultimamente si sono riappacificati. Come calciatore sicuramente è stato il più forte di tutti i tempi: forse perché si è affermato in un calcio difficile come quello europeo e da solo rese competitiva la nazionale argentina, mentre Pelé si affermò in Sudamerica dove era tutto più facile e non fu il solo asso della nazionale brasiliana. Ma nonostante ciò Maradona fu il calciatore più discusso e controverso, di Pelé fuori dal campo se ne parlò sempre bene.



Carriera di Maradona:

 

Giovanili

1970-1976

Argentinos Jrs

Squadre di società:

1976-1981

Argentinos Jrs

166 pres. (116 reti)

1981-1982

Boca Juniors

40 pres. (28 reti)

1982-1984

Barcellona

36 pres. (22 reti)

1984-1991

Napoli

188 pres. (84 reti)

1992-1993

Siviglia

26 pres. (5 reti)

1993-1994

Newell's Old Boys

5 pres. (0 reti)

1995-1997

Boca Juniors

30 pres. (7 reti)


Vittorie Individuali:

  • Capocannoniere del Campionato Metropolitano - 1978 (22 gol), 1979 (14 gol), 1980 (25 gol)
  • Capocannoniere del Campionato Nacional - 1979 (12 gol), 1980 (18 gol)
  • Calciatore sudamericano dell'anno accreditato dal CONMEBOL - 1979, 1980
  • Calciatore sudamericano dell'anno secondo il Centro dei Giornalisti Accreditati dalla AFA (CEPA) - 1979, 1980, 1981
  • Miglior giocatore dei Mondiali Under-20 - 1979
  • Olimpia de Plata al Miglior Calciatore argentino dell'anno - 1979, 1980, 1981, 1986
  • Olimpia de Oro al Miglior Sportivo argentino dell'anno - 1979, 1986
  • Miglior Calciatore Sudamericano dell'anno per la rivista El Mundo, di Caracas - 1979, 1980, 1986, 1989, 1990, 1992
  • Guerin d'Oro - 1985
  • Pallone d'Oro al Mondiale - 1986
  • Calciatore dell'anno per la rivista World Soccer - 1986
  • Onze d'or al miglior calciatore in Europa, secondo la rivista francese Onze Mondial - 1986, 1987
  • Once de bronze al terzo miglior calciatore in Europa, secondo la rivista francese Onze Mondial - 1985, 1988

  • Capocannoniere della Serie A - Serie A 1987-1988 (15 gol)
  • Capocannoniere della Coppa Italia - Coppa Italia 1987-1988 (6 gol)
  • Pallone di Bronzo al Mondiale - 1990
  • Eletto "Miglior Calciatore Argentino di tutti i tempi" dalla AFA - 1993
  • Pallone d'oro alla carriera - 1995
  • Olimpia de Platino al Miglior Sportivo argentino del secolo - 1999
  • Sportivo del Secolo per il quotidiano argentino Clarín - 1999
  • Eletto "Secondo miglior giocatore di tutti i tempi" in una votazione tra tutti i vincitori del Pallone d'Oro - 1999
  • Calciatore del Secolo FIFA secondo un sondaggio popolare - 2000 (insieme a Pelé, eletto da una giuria FIFA)
  • Eletto autore del Gol del Secolo - 2002
  • Inserito nel FIFA 100 - 2004
  • Golden Foot alla carriera - 2007

Vittorie con le squadre di società:

Campionato argentino: 1 (Boca Juniors Metropolitano 1981), Coppa di Spagna: 1 (Barcellona 1983), Coppa della Liga: 1 (Barcellona 1983), Supercoppa di Spagna: 1 (Barcellona 1983), Campionato italiano: 2 (Napoli 1986-1987, 1989-1990),Coppa Italia: 1 (Napoli 1987), Supercoppa italiana: 1 (Napoli 1990), Coppa UEFA: 1 (Napoli 1989).

Con la nazionale argentina:
Ha totalizzato 91 presenze, segnando 34 reti, tra il 1977 e il 1994: ha vinto una Coppa del Mondo nel 1986. Con la nazionale giovanile ha vinto un mondiale under 20.

3 commenti:

  1. #1 13 Maggio 2010 - 19:15

    per questo e molto altro che abbiamo portato in scena
    Il mio amico D

    di e con: Pietro Tammaro

    adattamento e regia: Luca Saccoia

    produzione: NEROSESAMO/INTERNO 5

    foto di scena: Andrea Scala

    vincitore premio Fuori Luogo 2009/2010 concorso nazionale per monologhi


    “... Presto iniziai a trasformare le strade del mio quartiere in un campo da calcio. Bastavano solo quattro zaini e un pallone, e un posto dove non passassero troppe macchine e ci fossero troppe buche. Ma a Napoli era un'impresa trovare un posto cosi, gratis. Il campo dei campi era sempre occupato: l’area di parcheggio dello stadio San Paolo, il preludio al tempio di Dieguito. C’era gente che si accampava lì settimane prima. Il primo che avvistava il campo libero, che poteva essere anche di pochi metri, chiamava a raccolta tutti gli altri con un fischio. E tutti correvano anche all’alba, tutti uscivano di casa anche con i pigiamini pur di giocare lì. Che bello!”

    (Pietro Tammaro)


    "I miei sogni sono due, giocare il mondiale e vincerlo". Erano anche i sogni di noi fortunati bambini a colori dell'82. Ma come i neonati non hanno sviluppati a pieno i sensi, così noi i colori non li distinguevamo ancora bene. Per noi l'azzurro era ancora troppo in alto, lo vedevamo squartato dalla scia degli aerei e basta. Anche il pallone sembrava risiedere altrove prima dell'arrivo di Dieguito. Non qui, non al sole, non per noi. Non era ancora il momento per il Pibe di giocare e vincere il mondiale, ma era il nostro momento certamente per dare un volto all'azzurro e non alzare la testa per cercarlo. Diego era venuto a salvarci a mostrarci la via a far tornare la palla rotonda e da essa vedere il futuro.

    (Luca Saccoia)

    utente anonimo (IP: a739484e0755dce)

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  2. #2 11 Dicembre 2010 - 17:59

    grande diego tu hai il mio sogno di giocare un mondiale e vincerlo

    utente anonimo (IP: b55c6bf5940a634)

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  3. #3 28 Dicembre 2010 - 03:11

    Maradona non arriva neanche ai piedi di Pelé indiscutibilmente il miglior calciatori di tutti i tempi.
    utente anonimo (IP: de62af795011609)

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